SERVIZIO PER GLI INTERVENTI CARITATIVI PER LO SVILUPPO DEI POPOLI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Uomini no schiavi

Durante la recente missione in Etiopia, il direttore dell’ufficio Don Leonardo Di Mauro ha partecipato alla Conferenza organizzata dal VIDES per verificare lo stato di avanzamento del progetto “Uomini no schiavi: stop al traffico di esseri umani”.
21 Dicembre 2016

Durante la recente missione in Etiopia, il direttore dell’ufficio Don Leonardo Di Mauro ha partecipato il 21 e 22 novembre 2016 alla due giorni di Conferenza organizzata dal VIDES (Volontariato Internazionale Donna Educazione e Sviluppo) per verificare lo stato di avanzamento del progetto “Uomini no schiavi: stop al traffico di esseri umani” n. 543/2016.

L’iniziativa, finanziata nel 2015, consiste nella realizzazione di una serie di campagne d’informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica etiope sulle problematiche legate al traffico di esseri umani. Attività associata ad iniziative di promozione dello sviluppo locale per offrire opportunità di lavoro, in particolare ai giovani che sono maggiormente a rischio di sfruttamento, e per arginare un fenomeno dai risvolti criminali che ha serie ripercussioni anche sulle migrazioni verso l’Italia.

Il progetto si realizza su un vasto territorio nazionale, in collaborazione con numerose congregazioni religiose maschili e femminili che gestiscono strutture scolastiche e sanitarie e prevede di raggiungere 5 milioni di persone.

Dai dati emersi nel corso della conferenza è apparso chiaro come non sia facile enucleare in modo chiaro e definitivo le motivazioni e le dinamiche di un fenomeno di cui l’immigrazione irregolare è solo il primo gradino e di cui lo sfruttamento costituisce la conseguenza più vistosa che la stessa Europa ha imparato a conoscere attraverso drammi collettivi come stragi del mare, prostituzione, vagabondaggio, sfruttamento dei minori e traffico di organi.

Gli interventi, introdotti dalla coordinatrice del progetto Meaza Tesfagiorgis, hanno mostrato una singolare convergenza nel sottolineare come l’educazione rappresenti un punto di partenza per lo sviluppo del Paese e per la riuscita dell’iniziativa nella quattro diocesi che hanno illustrato lo stato di avanzamento dell’iniziativa nel proprio territorio.

Ad Addis Abeba sono stati attivati corsi di formazione per gli operatori sociali che hanno di fatto avviato il progetto; inoltre sono state promosse iniziative di massa per raggiungere in maniera capillare la popolazione.

Nel Vicariato Apostolico di Meki sono stati coinvolti 24 enti. Gli operatori sociali sono stati individuati con la collaborazione dei partner coinvolti e per i 50 selezionati è stata organizzata una sessione formativa di 2 giorni. In questa occasione ricevuto informazioni sul progetto, sulla problematica della tratta di esseri umani e sulle strategie per avviare il progetto sul territorio. Successivamente sono stati organizzati meeting e sessioni in cui sono state proposte anche testimonianze dirette di persone fuggite alla tratta di esseri umani o di familiari di vittime, mentre il numero complessivo di persone raggiunte supera le 60.000 unità.

Nella diocesi di Adigrat il progetto è stato implementato in tre aree coinvolgendo diverse scuole e parrocchie dislocate in 9 centri. È stato evidenziato il livello molto alto di povertà che interessa in particolare il territorio diocesano, ed è stata sottolineata la necessità di creare sempre di più opportunità di lavoro per contrastare l’immigrazione illegale. Nel complesso sono state raggiunte oltre 70.000 persone delle comunità.

Nel Vicariato apostolico di Gambella per avviare il progetto sono stati selezionati 50 operatori sociali ai quali è stata data una formazione specifica sul progetto e sulle modalità di attuazione dello stesso.

Dunque, a seguito delle testimonianze ricevute durante i lavori dell’assemblea, sembra possibile affermare che in due casi, Meki ed Adigrat, il progetto sia effettivamente avviato e possa iniziare una seconda fase operativa e attuativa. Il coinvolgimento dei Vescovi, di altri enti, la selezione attenta degli operatori sociali e una partecipazione reale dei centri periferici delle Diocesi ha consentito di raggiungere effettivamente un alto numero di persone. Risultato importante perché ottenuto nonostante le difficoltà nella comunicazione, nei trasporti e i ritardi di ricezione della documentazione stampata di opuscoli e manifesti.

Ad Addis Abeba e a Gambella il progetto può essere considerato ancora in una fase embrionale per due distinte ragioni. Ad Addis Abeba la problematica principale è stata la presenza in Diocesi di una città troppo grande che, inevitabilmente, ha tolto energie e spazio ai centri periferici.

A Gambella, la temporanea assenza del Vescovo ha rallentato la possibilità di avviare in maniera più decisa e capillare il progetto. Complessivamente sembra possibile affermare come la Conferenza sia stata l’occasione per una reale valutazione intermedia della prima fase del progetto e abbia contemporaneamente allargato il dibattito anche sul futuro stesso di un’iniziativa che intende combattere una piaga che ha i tratti inconfondibili di una nuova forma di schiavitù e sfruttamento che lede in profondità la dignità dell’essere umano.